Io... insegnante di yoga


In questi giorni ho ricevuto messaggi da persone che mi seguono da lontano e che mi chiedono informazioni sulle attività virtuali o “a distanza” che realizzerò. Ed io scrivo in privato, rispondo, racconto... Ma oggi mi è venuta voglia di raccontarmi in un messaggio pubblico. 
Ho iniziato a dirigere la pratica di yoga nel 2013 a Montevideo, nella scuola nella quale mi sono formata. Ed ho fondato due anni dopo Ánima Yoga. La mia pratica è sempre stata presenziale, anche se mi è capitato che mi giungessero proposte di attività on-line. Era anche ovvio per una persona come me, con radici in vari luoghi. Comunque, non ho mai preso in considerazione la modalità virtuale. 
Per oltre vent’anni ho lavorato come espatriata in progetti di cooperazione internazionale e la mia vita era in buona parte virtuale: tanto lavoro con persone lontane, web meeting, mail, skype e il cellulare che dovevo gestire con attenzione, mettendolo off-line per intere fasce orarie, per non essere invasa nei miei momenti di riposo da chi ad altre latitudini lavorava. Anche con la mia famiglia, la virtualità era il pianeta nel quale riuscivamo a incontrarci e cresceva in me la voglia di tornare.
Una volta tornata in Italia, ho deciso di uscire il più possibile dalla virtualità. Ma anche dal caos della urbe. E me ne sono venuta a vivere in un paese di 400 abitanti: Castroreale. Da allora conduco la pratica di vari piccoli gruppi che man mano si sono formati, qui a Castroreale e a Barcellona P.G.. 
Proprio per la distanza che ho deciso di prendere dal web, Ánima Yoga non ha ancora una pagina web e non ha nemmeno un account in Instagram. Nonostante il mio compagno si occupi di comunicazione, io mi ostino a mantenere uno scambio diretto con le mie praticanti ed uso le reti per una minima diffusione, ed una comunicazione fatta a modo mio: assolutamente impermeabile alle regole e alle formule. 
Adesso però la virtualità torna ad essere una benedizione, lo riconosco. Come quando non c’era altro modo per parlare con la mia famiglia in Italia la notte di Natale. 
Subito dopo la sospensione di tutte attività, alcune delle praticanti mi hanno fatto richiesta di supporto per realizzare la pratica in casa. Altre non lo hanno fatto, ma io ho cominciato a pensare a come poter essere presente anche per loro: perché conosco l’improvvisa solitudine e l'incertezza in cui questa situazione le ha consegnate. Così ho cominciato a preparare brevi audio e video, in modo da essere presente, ma senza occupare ed impegnare molto le menti già cariche: tanto le loro come la mia. 
Oggi, grazie alla virtualità riesco ad arrivare a loro. Quindi riprendo in mano strumenti vecchi e chiedo ad Hernán (nei suoi pochi momenti di riposo) di insegnarmene dei nuovi. 
La sfida più grande è confezionare materiali che permettano di trasmettere la pratica in maniera semplice. Ho capito, infatti, sin da subito che non potevo passare -senza soluzione di continuità- da una classe presenziale ad una virtuale e che per questa nuova condizione (la pratica in casa in un regime di quasi isolamento, di preoccupazione e di famiglie tutte convergenti nello stesso piccolo spazio vitale) ci voleva una preparazione. Lo yoga, d’altra parte, è uno stile di vita. E sono convinta che questo momento -complesso e assolutamente inatteso- ci invita a fare dello yoga una pratica diffusa della quotidianità. 
Così ho cominciato a descrivere azioni semplici da distribuire nel corso della giornata: indicazioni per rilassare il corpo, calmare la mente ed attivare una sorta di protezione rispetto al caos che abbiamo attorno. Per contenere l’oscurità che in questo momento vorrebbe avere il sopravvento. È nato così “Pausa Yoga con Ada”. Piccole connessioni con il benessere. Pratiche da realizzare da sole o in connessione, che invio alle praticanti che ne fanno richiesta.
In questi giorni sto lavorando più di prima. Perché ci vuole tempo per trovare il modo giusto. La produzione di ogni singolo strumento richiede prove su prove. E alla fine di ogni realizzazione, anche se il risultato non mi soddisfa pienamente, lo invio e poi stilo la lista degli aspetti da migliorare per la prossima “Pausa Yoga”. 
Però sono contenta. Qui e adesso sono dove voglio stare e faccio ciò che sento. 
E mentre scrivo queste parole, mi rendo conto che si tratta di una dichiarazione forte in un momento come questo: dunque la voglio spiegare. Non sto dicendo che questa condizione sia fantastica per me. Anzi. Anch’io -come tanti e tante- ho dovuto interrompere attività lavorative che sono la mia unica fonte di ingresso e nelle quali ho fatto un gran investimento: economico, spirituale e di tempo dedicato. Sono isolata e in pensiero per le persone lontane. E sono preoccupata per tutti coloro che non hanno le condizioni per vivere questo momento senza sofferenza. 
Tutto questo c’è, esiste. Ma, qui e adesso, la pratica di yoga è un sostegno fondamentale. La mia mente non ce la fa a contenere tutto, a leggere tutto, a interagire su tutto. Dunque seleziona, taglia, esclude… Capitoli interi della mia esistenza sono in attesa. Ma qui e adesso, io sono più che mai un’insegnante di yoga.
Qui e adesso continuo la mia pratica. Qui e adesso la metto a disposizione. Qui e adesso dico (come diciamo sempre e comunque alla fine di ogni pratica): grazie🙏

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